Buongiorno sposine, sappiamo bene come sono i matrimoni oggi ma vi siete mai chieste come funzionavano in antichità? Le tradizioni, l'età media per potersi sposare, il ricevimento come veniva strutturato, ecc?
Se siete curiose come me, questo topic fa per voi.
Eccone alcuni:
ANTICO EGITTO
In Egitto il matrimonio apparteneva alla sfera privata. Non veniva sancito dallo Stato e nemmeno dal clero. Aveva anche una funzione economica, poiché fissava diritti e doveri tra le famiglie degli sposi.
Le donne egiziane si sposavano all'età di 13 anni, mentre gli uomini all'età di 15 anni.Il fatto di vivere sotto lo stesso tetto sembra che fosse sufficiente per considerare una coppia unita in matrimonio. Di solito la donna si trasferiva a casa del marito. Le fonti parlano di un atto formale pubblico, davanti al consiglio locale. Le cause del divorzio invece potevano essere svariate. Se non era lei stessa la causa della separazione, la sposa riceveva dal marito un indennizzo, oltre a recuperare la dote e i propri beni, più un terzo delle proprietà in comune. Sappiamo che il ripudio era più frequente da parte degli uomini che non delle donne. Rotto il matrimonio, il marito non manteneva più la moglie ed entrambi erano liberi di risposarsi.
Diverso era per i faraoni che potevano avere molte mogli e concubine.
ANTICA GRECIA
I matrimoni erano di solito organizzati dai genitori e i procacciatori di matrimonio professionisti venivano utilizzati a malincuore. Ogni città era politicamente indipendente, con proprie leggi che riguardavano il matrimonio. Le ragazze orfane venivano affidate a uno zio o a un cugino. Perché il matrimonio fosse legale, il padre o il tutore della donna doveva concedere il permesso, ad un maschio adatto, di sposare la propria figlia o pupilla. I matrimoni venivano celebrati prevalentemente nei mesi invernali. La coppia partecipava ad una cerimonia che comprendeva rituali come la rimozione del velo, ma la coppia che viveva insieme rendeva il matrimonio legale.
La celebrazione del matrimonio nell'antica Grecia consisteva in una cerimonia in tre parti, della durava di tre giorni: il proaulia, che era la cerimonia di pre-matrimonio, il gamos, che era il matrimonio vero e proprio, e la epaulia, che era la cerimonia eseguita dopo le nozze.
La proaulia era il momento in cui la sposa passava gli ultimi giorni con la madre, le parenti di sesso femminile e le amiche, preparandosi per il matrimonio. Di solito era una festa tenuta a casa del padre della sposa. Durante questa cerimonia, la sposa avrebbe fatto diverse offerte, invocando il proteleia.
Più significativo, come rito di passaggio prima del matrimonio, era il rituale del taglio e della donazione di una ciocca di capelli. Questa offerta significava la separazione della sposa dall'infanzia e una iniziazione all'età adulta. Essa inoltre stabiliva un legame tra la sposa e gli dèi, che dovevano fornirle una protezione durante questa transizione.
Il gamos era il giorno del matrimonio, ed era costituito da una serie di cerimonie che riguardavano il trasferimento della sposa dalla casa di suo padre a quella del suo nuovo marito. I rituali del giorno avevano inizio con un lavacro di nozze della sposa. Questo bagno simboleggiava la purificazione e la fertilità. Gli sposi facevano poi delle offerte presso il tempio al fine di garantirsi una vita futura proficua. Alla festa di nozze partecipavano entrambe le famiglie. Tuttavia, gli uomini e le donne erano seduti a tavoli diversi. Il rito più importante del giorno delle nozze era il anakalupteria, che era la rimozione del velo della sposa. Questo significava il completamento del trasferimento alla famiglia del marito. La cerimonia di matrimonio iniziava con un sacrificio agli dei per benedire i due sposi nel matrimonio. Poi la futura moglie si tagliava i capelli a significare la sua precedente verginità. I due facevano poi un bagno cerimoniale in acqua santa, noto come loutra. L'acqua veniva versata da un loutrophoros. Dopo la loutra veniva preparata una festa in casa della sposa e le donne dovevano sedersi e attendere che gli uomini avessero finito il loro banchetto. Questa usanza degli uomini che mangiano prima delle donne, era la stessa che regolava gli altri pasti oltre che il banchetto di nozze. Le donne erano autorizzate a controllare la conversazione, e poi era loro permesso di cenare con gli uomini. La donna consacrava il matrimonio trasferendosi nell'abitazione dello sposo. Una volta che la donna aveva fatto un passo in casa del sunoikein, veniva legalizzato il loro 'vivere insieme' engysis che il pretendente aveva fatto al kyrios. Il marito aveva ricevuto la dote dal padre della moglie. Spesso le famiglie non avevano alcuna proprietà da dare allo sposo, e in questi casi il padre o il kyrios forniva una dote in denaro, che era importante per la coppia.
La epaulia era simile a una doccia per la sposa e lo sposo. Gli sposi, ricevuti la maggior parte dei doni, si preparavano al loro viaggio come marito e moglie.
ANTICA ROMA
La cerimonia degli sponsali è stata minutamente descritta da vari autori romani: il giorno stabilito, la fidanzata, che la sera prima aveva raccolto i capelli in una reticella rossa, indossava una tunica senza orli (recta), fissata con una cintura di lana con un nodo doppio (cingulum herculeum), e un mantello (palla) color zafferano, ai piedi sandali dello stesso colore, al collo una collana di metallo e sulla testa un'acconciatura, come quella delle Vestali, formata da sei cercini posticci separati da piccole fasce (seni crines), avvolta in un velo color arancio fiammeggiante (flammeum) che copre la parte superiore del viso; sul velo una corona intrecciata di maggiorana e verbena, più tardi di mirto e fiori d'arancio. Quando ha finito di vestirsi la fidanzata riceve il fidanzato, la famiglia e gli amici di lui: tutti assieme poi sacrificano agli dei nell'atrium della casa o presso un tempio vicino. Quando il sacrificio è stato compiuto, l'auspex e i testimoni, solitamente una decina, pongono il loro sigillo sull'atto di matrimonio che però può anche mancare. L'auspex, che non è un sacerdote né un funzionario, esamina le interiora per vedere se gli dei gradiscano quanto è stato celebrato: se così non fosse il matrimonio sarebbe annullato. L'auspex dunque in un religioso silenzio annunzia il favore degli dei e gli sposi pronunciano la formula che nella concisione romana esprime meglio lo spirito della unione matrimoniale.
A questo punto la cerimonia è conclusa e gli invitati e i parenti festeggiano gli sposi innalzando grida augurali: feliciter e si dà inizio al banchetto nuziale che dura sino al tramonto. Quindi la sposa viene condotta a casa dello sposo con una processione aperta da suonatori di flauto. Durante il cammino la sposa lancia ai ragazzini accorsi delle noci come quelle con cui giocava da bambina. Alla testa del corteo sono tre amici dello sposo, uno il pronubus, porta una torcia intrecciata di biancospini e gli altri due prendono la sposa e senza farle toccare i piedi in terra la sollevano al di là della soglia della casa ornata con paramenti bianchi e verdi fronde. Tre amiche della novella sposa entrano anche loro in casa, una porta la conocchia, un'altra il fuso, chiari simboli di quelle che saranno le sue attività casalinghe, mentre la terza, la più importante, accompagna la sposa al letto nuziale dov'è il marito che le toglie il mantello e le scioglie il triplice nodo della cintura che ferma la tunica mentre tutti gli invitati discretamente se ne vanno.
MATRIMONI NEL MEDIOEVO
Il matrimonio nel Medioevo era un "contratto" che si stipulava tra due famiglie per questioni di convenienza politica o economica o sociale.
L’età da marito della donna era molto precoce, la legge permetteva alle giovani di contrarre matrimonio già a 12, anche se l’età indicata dalle consuetudini era quella dei 14 anni. Dopo i 15-16 anni una ragazza veniva considerata già vecchia e a vent'anni era in pratica una zitella; gli uomini, che avevano come limite minimo per sposarsi i 17 anni (ma in certi casi anche 14), non avevano un limite massimo, anzi assai frequenti erano i matrimoni tra mogli-bambine e uomini maturi che cercavano di assicurarsi la discendenza.
Per non essere contestato il matrimonio doveva essere consumato (e si conservava la "prova del sangue" ossia il lenzuolo macchiato dal sangue verginale).
La cerimonia iniziava a casa della sposa dove si formava il corteo che guidava la sposa per tutta la città fino alla chiesa, spesso con tanto di musici e gruppo di fanciulle bianco vestite che spargevano petali di fiori, mentre lo sposo era in attesa sul sagrato della chiesa con il sacerdote.
Il rito veniva celebrato dal sacerdote davanti al sagrato della chiesa (ovviamente tutto in latino, la lingua della Chiesa): il prete interrogava la coppia in merito all'età, consanguineità, libero consenso reciproco e dei genitori, e la coppia ripeteva il giuramento solenne (i voti) fatto in occasione del fidanzamento.
Il prete (che a seconda dell'importanza degli sposi poteva essere un vescovo) pronunciava una breve omelia sulla vita coniugale e benediceva gli anelli, lo sposo infilava l’anello nel terzo dito della donna e dopo la distribuzione delle elemosine ai poveri entravano in chiesa per la messa nuziale.
Non era insolito nel Medioevo festeggiare pubblicamente nella chiesa stessa con un banchetto (un tempo nella chiesa come edificio si svolgevano funzioni non solo religiose ma più propriamente civili, coinvolgenti tutta la comunità), ma ovviamente i nobili festeggiavano nei loro castelli e se la famiglia era molto importante potevano essere imbandite le tavolate lungo le vie della città.
Voi ne conoscete altri, anche magari più curiosi?
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