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M&E
29 Ago, 2020Il racconto del nostro matrimonio
Non c’è stata nessuna cena a lume di candela, nessuna proposta. Abbiamo scelto di sposarci una mattina appena svegli, abbracciati nel tepore delle lenzuola. Il momento, per motivi personali, non era dei migliori, e ho pensato che festeggiare la nostra vita insieme fosse una buona idea per ripartire. Quando ero piccola sfogliavo un libro con moltissime foto delle ville lucchesi e fra tante c'è una limonaia arancione che mi aveva colpita. È stata lei a decidere la nostra data, nell'unico sabato di fine estate in cui rimaneva disponibile. Per il catering ci siamo rivolti a quello che più negli anni ci aveva colpito ai tanti matrimoni degli amici. Un abito semplice, come me, e le corde di un violino per accompagnarci. A celebrare la cerimonia civile, in sé piuttosto arida, il mio professore di lettere del liceo, cui mi lega un rapporto di stima e affetto profondo. Per fine febbraio i capisaldi erano tutti pronti, e poi ovviamente le cose si sono complicate. Così, se la nostra poteva essere una cerimonia come tante, non lo è stata affatto. Il periodo del lock down è stato piuttosto impegnativo, da medico. Ma dedicarmi a scegliere con cura ogni singolo oggetto mi ha rilassata profondamente. Non credo in Dio, ma se esiste, penso sia nei dettagli. E poi finalmente, la riapertura, le corse per tutto quanto era rimasto indietro: gli inviti in carta cotone delicatissimi ma sbagliati, perché la sede all'ultimo minuto è cambiata, qualcuno che ha rinunciato a partecipare, il dubbio del meteo. Abbiamo lavorato fino a due giorni prima, siamo arrivati stanchi, esausti, sfiniti, con il cuore in gola. La sera prima, per rispetto dela tradizione, ho raggiunto la mia casa paterna e ho dormito con i miei cani, come un sasso. E poi il nostro giorno è arrivato, ed è stata un’esplosione! Le mie più care amiche, le due testimoni, con cui non ci vediamo mai perché troppo lontane, sono arrivate molto presto. È stato un ritrovare se stessi, i propri affetti, un paese in festa che ti aspetta sotto casa... un’emozione infinita. Talmente forte che dopo un ingresso in cui ho sfiorato l’inciampo, le parole al momento delle promesse mi si sono spezzate in bocca, nonostante i numerosi tentativi allo specchio. Poi il riso, le foto, gli amici, gli scherzi, la musica. Quella Limonaia della Elena bambina che con luci soffuse e candele sui tavoli mi ha riportata a un romanticismo che pensavo, a torto, di aver smarrito. È stata una giornata bellissima. La porterò sempre con me.
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