Il matrimonio di Jacopo e Akane a Trezzo sull'Adda, Milano

Infatti, se ci fossimo sposati il 30 Settembre, ci saremmo beccati una giornata piovosa, fredda e autunnale, senza la possibilità di fare la cerimonia all'aperto come avevamo previsto.

Mentre il giorno del nostro matrimonio, nonostante fossimo già a metà ottobre, i raggi del sole mi hanno accompagnato fino all'arco di fiori nel parco della villa sotto le note di “The Only Exception” dei Paramore, dove mi aspettava Jacopo che piangeva commosso con addosso il suo abito blu.

Così ci siamo ritrovati in quella giornata soleggiata con una leggera brezza autunnale, fra il calore, le lacrime e i sorrisi dei nostri cari, ci siamo promessi di condividere la nostra vita, di unire le nostre famiglie e di guardare insieme nella stessa direzione perché come disse il Piccolo Principe: “Amare non è guardarsi l’un l’altro, ma guardare insieme nella stessa direzione.”

Un matrimonio, l’unione di due anime, la mia e quella di Jacopo che fanno da ponte a due culture: giapponese e italiana verso un futuro incerto ma congiunto.

La verità è che tutta la giornata mi è passata avanti come in un flash, velocemente e di fretta e io che allo stesso tempo cercavo di assorbire e abbracciare tutte le emozioni, l’atmosfera, i dettagli il più possibile..i fiori, la stationary coordinata a tema del Piccolo Principe, i volti degli invitati, il brusio piacevole delle persone che chiacchierano e ridono di sottofondo, la mancanza di mio padre in contrasto alla presenza dei miei nonni giapponesi in kimono.

Molti mi hanno chiesto se fossi in ansia o agitata la mattina del matrimonio, ma mi sentivo semplicemente pronta, pronta a fare questo passo insieme al mio compagno di avventure e questa sensazione di sicurezza non mi ha più abbandonato dal momento in cui ho detto di “sì” con addosso il mio abito da principessa champagne che brillava sotto le luci e che avrebbe sicuramente soddisfatto e reso felice anche la me, da bambina.