Sono Luca, fotografo e videomaker in ambito wedding. Nel mio stile fotografico cerco di combinare la fotografia d’arte e il reportage, con un occhio attento e sensibile alla ritrattistica. Mi avvicino alla fotografia all'età di 5 anni, quando riprendevo incessantemente tutto quello che succedeva intorno a me con una vecchia camera da presa di papà. Qualche anno più tardi inizio a fare esperienza di sviluppo e stampa presso alcuni studi locali, affino la tecnica fotografica con lo studio di numerosi manuali e prendo parte a importanti workshop con professionisti come Alessio Albi, Laura Zalenga, Niki Genchi, Valentina Solfrini e Andrea Angeli, arrivando a pubblicare alcune opere su Vogue Italia. Attualmente vivo e lavoro a Poggiardo, in provincia di Lecce, dove due anni fa ho fondato insieme a due altri professionisti uno spazio co-working con l’idea di creare un sinergico team di lavoro specializzato in vari ambiti della comunicazione.

Ho capito che la fotografia avrebbe dato valore alla mia vita e alla mia carriera quando ho scoperto il profondo significato della frase "trasformare per custodire".
Se vogliamo convertire questo momento in un numero, possiamo dire fosse il 2012. In quell’anno, che è stato per me un'occasione, mi sono avvicinato all’associazione Abitare i Paduli, laboratorio urbano che mira a sperimentare un’idea sostenibile ed esclusiva di parco agricolo multifunzionale. Questo progetto non fa altro che reinventare - con passione, creatività ed innovazione – pezzi di natura abbandonati dal mondo: frammenti caratterizzati da una bellezza sbiadita hanno bisogno di essere ritinteggiati per riuscire a ricordare il loro valore e poter essere nuovamente apprezzati.
Così ho pensato: "Non è forse questo che fa un fotografo?". Prende l’immagine di ciò che gli si presenta davanti e la concepisce in maniera creativa, in questo modo, quando i ricordi cominceranno a sbiadirsi, basterà osservare una foto per riportare alla mente i colori e il valore di quei momenti. Opere d’architettura moderna in dimenticati centri minori, contrapposizioni di paesaggi sconosciuti, usi e costumi misteriosi ed al contempo favolosi, o ancora storie di vita quotidiana inesplorate: qualunque sia il progetto fotografico intrapreso, non perdo mai la voglia di ideare nuove visioni perché so che rimarranno impresse nella memoria e nel tempo.
"Trasformare per custodire" è ormai il mio modus operandi, un atto necessario e versatile: sento il bisogno di metterlo in pratica nei confronti di tutto ciò che percepisco come prezioso, ma allo stesso tempo anche fragile.