COVID-19 Restiamo sempre al vostro fianco. Consulta il nostro Centro Assistenza.
Country Estate Beige 9 professionisti
D&M
05 Set, 2015Il racconto del nostro matrimonio
L'ho fatto: il 5 settembre ho sposato Domenico, stravolgendi tutti i piani di una vita passata lontano da casa, alla ricerca del lavoro dei miei sogni. E sono felice. Non molto tempo fa ho lasciato Roma per tornare da lui, in Puglia, e quando mi ha chiesto di diventare sua moglie non ho esitato nemmeno un istante. Abbiamo deciso insieme di rendere quel giorno speciale e indimenticabile, ci siamo impegnati al massimo cercando soluzioni alternative e idee sostenibili per regalarci e regalare una festa che fosse davvero ricca d'amore, al di là di ogni apparenza. Ed è stato un successo!!Tutto è partito da un desiderio: ''Sposiamoci sotto un albero''. Un po' anomalo in Puglia, dove solitamente i riti vengono celebrati in chiesa o in luoghi convenzionali. Noi abbiamo voluto personalizzare e rendere unico il momento in cui il nostro grande amore poteva essere sigillato per sempre. Ci siamo messi alla ricerca di una masseria agricola priva di ogni dettaglio da ''matrimonio'' perché nella nostra testa c'era già l'intenzione di auto-costruire ogni singolo dettaglio. E ci siamo riusciti. La Masseria Cimadomo, ai piedi di Castel del Monte e a pochi passi dalla chiesetta Neviera di San magno, a Corato, ha accettato la nostra folle proposta sottolineando l'importanza di un menù a chilometro zero. Tutto conciliava. La masseria era come noi la immaginavamo: le ruote dei carri d'un tempo, le galline, le balle di paglia, le panchine in pietra e poi quell'albero, con il sole che cade alle sue spalle illuminando di rosa lo splendido paesaggio del Parco dell'Alta Murgia. Non potevamo crederci: il nostro sogno stava per realizzarsi! Abbiamo fatto almeno dieci sopralluoghi prima di capire esattamente come organizzare gli spazi, cosa realizzare e dove posizionare ogni singolo pezzo. Solo ora mi accorgo dell'immenso lavoro che c'è da fare per mettere in piedi un matrimonio.Ovviamente, non sono mancate le difficoltà: a una settimana dall'evento non sapevamo ancora se la Masseria fosse stata ufficializzata casa comunale. Il nostro doveva essere un rito civile. E non vi dico che tortura la fase burocratica se, come noi, decidi di sposarti in un posto diverso sia dalla sala comunale sia dall'altare di una chiesa. Abbiamo protocollato una richiesta al sindaco del Comune di Corato, abbiamo fatto i salti mortali chiamando l'ufficio interessato (un giorno sì e l'altro anche, direbbe qualcuno). Sapevamo di poter celebrare un rito cosiddetto ''figurato'' nel caso in cui l'autorizzazione non fosse arrivata, ma non sarebbe stata la stessa cosa. Dopo tutti gli - posso dirlo? - ''sbattimenti'', siamo stati in qualche modo premiati. Sabato 5 settembre il nostro matrimonio alla masseria Cimadomo è stato il primo rito civile celebrato dal comune di Corato al di fuori dalla sede comunale. Che meraviglia! Quel giorno - e non per la crociata burocratica - c'erano persino le telecamere delle tv locali e ul'obiettivo di vanity fair a documentare il nostro matrimonio: il primo matrimonio interamente sostenibile e creativo, dove la bioarchitettura e il mangiar sano hanno reso la nostra cerimonia magicamente splendida. Persino il fotografo ha voluto rispettare la linea arrivando in bicicletta e, siccome c'era Tramontana, per evitare di far volare via i documenti dell'atto di matrimonio, ci abbiamo messo su delle pietre. Io guardavo sempre negli occhi i miei due paggetti, Davide e Giovanni, i miei amiconi di corso all'università. Erano bellissimi con quei papillon ribattezzati ''eco-papillon'' perché cuciti a mano dalla mamma dello sposo con scarti di sartoria. Le damigelle invece, Marina e Costanza, che non vedevano l'ora di lanciare i petali di rosa che portavano nei loro cestini in vimini. Guardavo gli anelli, poggiati su un cuscinetto in juta cucino a mano dalla mia amichetta Marina. E poi i discorsi dei nostri cari amici, che durante la cerimonia sono riusciti a far commuovere anche me, che cercavo di gestire le mie emozioni. Uno spettacolo!
Continua a leggere »Pensate che questo matrimonio è stato così ''sudato'' che lo sposo, Domenico, prima del sì ha pianto come un bambino, un po' per l'emozione un po' perché dopo tanto lavoro eravamo arrivati (bellissimi e più innamorati di sempre) alla meta. Alle mie amiche l'ho detto più volte: non chiamatelo stress, ma folklore. Del resto, siamo sempre terroni seppur alternativi. Per noi cucire a mano i turbanti che hanno rivestito gli inviti o imparare a usare la colla a caldo per confezionare le 305 bottigliette di vetro riciclate durante i mesi estivi è stato un divertimento indescribile: mentre mia sorella mi mostrava come fare il fiocco perfetto, Domenico selezionava i brani musicali da inserire nella nostra playlist, ognuno suggerito da ciascun ospite, così come noi avevamo chiesto. Dal rock 'n' roll al blues passando per il jazz. Non solo: avevamo circa 35 barattoli di latta abbastanza grandi da rivestire con fogli di giornale. In quei barattoli avremmo dovuto metterci solo piante aromatiche, un tipo per ognuno dei quattro tavoli imperiali (salvia, rosmarino, menta, timo). Per rendere questi ''vasi'' un po' più divertenti, abbiamo aggiunto un fiocchetto di raso in cima alla notizia dove volevamo cadesse l'occhio dei nostri invitati: per esempio i gol mancati della Juve, la cronaca sulla casa della Divina provvidenza (lo scandalo della struttura gestita dal senatore Azzollini proprio nella città d'origine dello sposo, Bisceglie, vicino Bari), vignette satiriche e così via. Ecco perché è vero che il fai da te è molto faticoso, ma poi in maniera del tutto naturale l'entusiasmo fa strada alla fantasia ed ecco che lo stress non è più stress.
Per gli allestimenti destinati ai tavoli abbiamo utilizzato merletti, raso di color tortora e avorio, come anche il tulle. Mentre per il buffet degli antipasti e dei dolci abbiamo scelto di unire i nostri vasetti riciclati e decorati a mano a degli elementi vintage: un vecchio ventilatore, una bilancia, valige di cartone e una scala di legno. Ne è venuto fuori uno stile eco-chic, con evidenti richiami all'usato creativo. Infine, ma non per ultimo, la mega installazione in canne di bambù, progettata dall'architetto Francesco Poli del Laboratorio di Architettura Naturale (Lan) e autocostruita due giorni in masseria insieme ad un gruppo di dieci persone. La struttura, che richiamava la forma di una grande cipolla, era pensata per il photoshooting. Ma c'erano anche altri angoli per le fotografie, come il divano bianco con i cappelli in paglia, la stanza delle bomboniere: tante barchette bianche di ceramica realizzate dal giovane talento di Grottaglie Giorgio Di Palma. Poi le lenzuola bianche appese a un filo di spago, per rappresentare metaforicamente la prima notte degli sposi. Noi non abbiamo dormito né in albergo né tanto meno in una nuova casa, bensì in tenda, circondati da tutti i nostri amici che sono stati invitati ad allestire un vero e proprio ''glamping''. Per questo, visto l'atmosfera e la location, sotto il vestito panna a decolté firmato Max&Co ho scelto di fare un cambio scarpe: dopo la cerimonia via i tacchi, benvenuti stivaletti Walker!
E' stato tutto come lo avevamo sognato. Martina, Angela, Giuseppe e Claudio si sono fatti in quattro pur di aiutarci a rendere tutto perfetto quella mattina. E adesso, a distanza di pochi giorni, sembra che tutto sia più bello di prima, nonostante le condizioni di un lavoro precario. Ma in due sarà tutto più facile, ne siamo convinti.
NB: le foto di seguito sono di Ela Francone
Altri Fornitori
Altre nozze - Bari
Visualizza tutto
Villa Menelao
Reggia dei Tessali
Masseria Santa Chiara
Prendi ispirazione da questi reportage
4 commenti
Lascia un commento