Il matrimonio di Benedetta e Alberto a Este, Padova
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B&A
14 Mag, 2016Il racconto del nostro matrimonio
Si usa dire "Sposa bagnata, sposa fortunata" io però, da futura sposina, speravo non toccasse proprio a me, anche se le previsioni del tempo a pochi giorni dal matrimonio erano tutt'altro che incoraggianti! Un abito meraviglioso da indossare, i preparativi che fervevano nelle case dei nostri genitori, una villa con parco da favola ad attenderci e il ciclone Poppea con i suoi nubifragi incombeva minaccioso su di noi!
Eppure, quella mattina, al mio risveglio a casa dei miei genitori, un timido sole sembrava fare capolino tra le nuvole, la sveglia era suonata presto, io avevo dormito poco, così emozionata, e un po' assonnata ho cominciato i preparativi, acconciatura e chiacchiere dalla parrucchiera, una mia compagna di scuola delle elementari, trucco dall'estetista di fiducia, l'incontro con i fotografi e un ultimo caffè "da nubile", e via a casa ad indossare il mio abito da sogno, e il sole nel frattempo non mi abbandonava!
Due sorprese mi attendevano, dopo aver indossato l'abito: il bouquet di rose rosse e velo da sposa, e un inaspettato pacchetto da parte dei miei genitori. Una collana e un paio di orecchini di perle, degni di una principessa, ad impreziosirmi il viso. E mentre li sfoggiavo sotto l'occhio attento del fotografo, finalmente l'arrivo della testimone Glenda con la mia damigella d'onore. Così felice, così emozionata e, perché no, così bella, non vedevo l'ora di presentarmi ai miei parenti ed amici che nel frattempo festeggiavano e attendevano sotto il portico, nella cornice di un giardino di rose al massimo del suo splendore.
Continua a leggere »E, finalmente, arrivava il momento di andare in Chiesa verso il mio amore, la stessa Chiesa dove poco più di trent'anni fa si sono sposati i miei genitori, e a suo tempo i miei nonni paterni. Alberto, dopo il suo solenne ingresso con tanto di marcia nuziale -come richiesto dal parroco- mi aspettava all'altare con la sua mamma. Io sono entrata con mamma e papà, preceduta dalle mie damigelle con le fedi e con petali di rosa.
Rose color rosso e avorio decoravano la piccola Chiesa, già bella di suo, ma ancor più impreziosita dalla fiorista che ha saputo valorizzarla al meglio secondo i miei desideri. All'altare, io non riuscivo a trattenere il sorriso e mi sforzavo per chiudere le labbra, Alberto invece aveva l'aria un po' tesa ed appariva serio, ma poi ci ha pensato il parroco ad allentare un po' la tensione, con una lunga -ma proprio lunga- predica che ci ha fatti a tratti ridere, a tratti riflettere, a tratti commuovere. È stata una celebrazione davvero sentita, che ha coinvolto non soltanto noi sposi, ma tutta la comunità che ci accoglieva, come nuova famiglia. Uno dei momenti più toccanti è stato l'augurio del mio papà, che con la sua metafora del matrimonio come cura di un giardino ha commosso e fatto versare una lacrimuccia e non poche persone, me compresa.
E dopo una vera e propria tempesta di riso (evitata quella di pioggia, per fortuna), a bordo della Porsche del fedele amico ed autista Riccardo ci siamo recati nello splendido borgo di Arquà Petrarca, che offriva scorci romantici e un'atmosfera suggestiva per i nostri ritratti più belli. È stato emozionante camminare con il mio sposo per le vie del paese, che tante volte abbiamo percorso nelle sere d'estate in questi anni insieme, vestiti come un principe e una principessa, protagonisti di una giornata dedicata interamente a noi.
Abbiamo fatto ingresso poi nel viale che portava alla Villa di Lispida, dove al nostro arrivo abbiamo liberato due pavoncelle bianche, simbolo del nostro amore ovviamente! E qui, nell'antico refettorio dei monaci, addobbato con fiori rossi e bianchi, candelabri e lanterne in stile shabby, abbiamo festeggiato con amici e parenti con un banchetto squisito (a detta degli ospiti, almeno, perché io non ho mangiato quasi niente, avevo tutt'altro da fare!) e danze sfrenate con i musicisti Giusy e Sergio che ci hanno travolto con balli di gruppo e twist degli anni 60. Così, finché ci divertivamo riparati sotto il portico, una pioggia torrenziale si è abbattuta sulla Villa, ma ormai non importava più, ed il nostro lento sulle note della canzone di Titanic era proprio in tema con il temporale.
Il momento conclusivo è stato il taglio della torta, ovviamente color avorio con decorazioni di rose rosse di pasta di zucchero. Finalmente, rilassata, ormai a piedi scalzi e seduta su un divanetto in vimini, mi sono gustata con calma la mia fetta di torta, tirando un piccolo sospiro di sollievo perché tutto era andato bene, anche se con un po' di rammarico perché il tempo, in quella giornata, era volato! Ed io, con la fede al dito, ero diventata la signora Zorzan!
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