Il matrimonio di Antya e Amir a Napoli, Napoli
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13 Apr, 2024Il racconto del nostro matrimonio
Organizzare un matrimonio si sa, è stressante come poche cose al mondo: raccogli tutta la documentazione, consegna la documentazione sperando che non manchi nulla, contatta e ingaggia i fornitori, e chi più ne ha più ne metta. Ma quando si vive in un paese terzo rispetto a quello in cui si celebreranno le nozze, la coppia è di religione mista e di due diverse nazionalità, le cose si complicano esponenzialmente. Ma quando si desidera una cosa, si lotta finché non la si ottiene.
Tra mille peripezie del caso, burocratiche e non, arriviamo al fatidico giorno. Fotografi a rapporto, chiesa addobbata, sala per il ricevimento pronta, coro in posizione. Ma ovviamente non possono mancare ritardi, soprattutto quando devi coordinare i tuoi testimoni che non hanno neanche idea di come fare il nodo ad una cravatta mentre tu stai cercando di vestrirti. Dopo aver messo in riga testimoni e damigelle, sprint mattutino verso la chiesa in ritardo di circa mezz'ora, il tutto cercando di non sudare per mantenere un look decente. Tutti sistemati, ospiti seduti ed ecco che entra la sposa, accompagnata come da tradizione dal padre, nel suo abito color avorio con una coda dal peso di circa 10 chili: stupenda nonostante la fatica che stava provando in quel momento mentre si dirigeva verso l'altare.
Continua a leggere »Inizia quindi la cerimonia, in forma abbreviata poiché solamente la sposa è cattolica, ma ricca di belle parole di affetto da parte del parroco che ha seguito tutto il nostro burrascoso iter. A cerimonia finita, usciamo e veniamo accolti dalla solita pioggia di riso, tranne per quelli non abituati a questa tradizione che lo hanno lanciato a mo' di sassaiola. Risultato? Avremmo potuto cucinare un timballo di riso con i chicchi trovati nelle tasche della mia giacca.
Gli ospiti si dirigono quindi verso la location del ricevimento mentre noi sposini ci tratteniamo per fare qualche foto. E via con i "viva gli sposi" urlati a gran voce da tutti i passanti mentre sfilavamo per le vie della città, fino ad arrivare all'ascensore di una terrazza panoramica dove, in puro spirito partenopeo, non solo ci è stato regalato l'ingresso, ma tutti quelli che erano in attesa di salire ci hanno ceduto il posto in fila. Mia moglie a quel punto, dopo una carrellata di foto con vista Vesuvio e golfo di Napoli, mi guarda implorante e dice "andiamo a mangiare".
Arriviamo al ricevimento e veniamo accolti come soldati romani di rientro da una campagna. Ci accomodiamo pensando di riuscire a mangiare, ma no: fa' il giro di tutti i tavoli a controllare che tutti siano a posto, inventati tecnico audio per cercare di sistemare l'impianto stereo, fai foto con parenti, amici, parenti e amici insieme, solo alcuni amici, solo alcuni parenti. Insomma, ogni volta che ci sedevamo per cercare di mangiare, venivamo chiamati all'appello ed il boccone rimaneva nel piatto così com'era prima che ci sedessimo.
A posteriori, possiamo con certezza dire che è stata una giornata fantastica e rifaremmo tutto nella stessa identica maniera, nonostante il cammino sia stato tortuoso e a tratti apparentemente impossibile.
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