Il matrimonio di Silvia e Martino a San Giovanni in Persiceto, Bologna
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04 Giu, 2016Il racconto del nostro matrimonio
C'e' strana luce, che entra nella stanza piano piano. Filtra tra i fori della persiana e carezza leggera la stoffa della tenda. Quasi a chiedere permesso, quasi abbia paura di svegliarmi, di rovinare tutto. Che forse lo sa che ho un po' paura, che sento il peso e la grandezza di questo momento, di questo giorno.
Apro gli occhi troppo presto, con la testa che oscilla tra le ansie per tutto quello che puo' andare storto e tutto quello che non so ancora di aver fatto. Quella che era la mia stanza da ragazzino mi accoglie un po' cambiato, rispetto a quando dormivo li' ogni giorno. Quasi una vita fa... "Dormo a casa dai miei", avevo detto a Silvia, quando ancora era solo la mia fidanzata. "Le tradizioni vanno rispettate"... Lei mi aveva sorriso, e con una carezza aveva detto solo "Ti amo..."
Mia madre mi aspetta in cucina, assonnata ma visibilmente al settimo cielo. Mia sorella ha tappezzato la casa con una caricatura che ritrae me e la mia sposa sommersi dai giochi, le cose e la semplicita' della vita di tutti i giorni. Rimango fermo un secondo a guardare il disegno, con un sorriso che si fa largo prima in mezzo al petto e poi su tutto il viso. Le guardo un secondo senza dire nulla, mia sorella e mia madre, senza rendermi conto davvero di cosa stava succedendo.
Continua a leggere »Colazione leggera, che la giornata e' lunga e la notte e' stata cortissima (benedetta ansia). Una doccia tiepida (fredda non mi e' mai piaciuta, anche se quel giorno forse avrebbe aiutato), e poi di nuovo su in camera, a farmi diventare un bel damerino in blu con la cravatta. Un paio di foto, qualche caffe' ed alla fine e' ora di andare.
Saliamo in macchina che sembriamo un po' una spedizione improvvisata. E' cosi' raro vederci tutti cosi' eleganti, a noi altri. E poi negli occhi di tutti intravedo un po' della felicita' che sento di provare io, e questo mi rasserena. E ci intravedo anche un po' della mia agitazione, il che mi rasserena ancora di piu'.
Arrivo al bar di Corte, e incontro gli amici e i testimoni, che per l'occasione hanno agghindato a festa la vecchia Fiat 500 di Toro. Un caffe' tutti insieme, con qualcuno che gia' inneggia alle nozze. C'e' un'aria di festa che mi scalda tutto dentro. E' una roba strana che non ho mai provato, questo e' certo.
Saliamo a bordo del potente veicolo, che un po' a spinte e spintoni ci conduce tossendo alla piccola chiesa di campagna che abbiamo scelto per il nostro giorno. C'e' gia' molta gente ad aspettarmi, il che mi rende ancora piu' nervoso. Saluto persone, dico cose e faccio sorridi che comincio a non sentire, non vedere, non ricordare. Ormai ci siamo, ci siamo veramente.
Non li ricordo bene, quei momenti. Ho la testa chiusa, non faccio che ripetermi che forse abbiamo dimenticato qualcosa. E poi quelle nuvole grigie ad oscurare il cielo. Che uno dice, porca miseria, mi sposo in Giugno e devo giusto sperare non faccia troppo caldo. Noi no, mannaggia... Il cielo di Novembre, con quell'arietta sottile che arriva da lontano e porta odore di umido, di bagnato, di pioggia.
Qualcuno mi dice che stanno arrivando, che la sposa e' partita e che tra pochi minuti sara' alla porta. Io davvero non capisco piu' nulla. Accanto a me ho mia mamma, bella come forse non l'ho mai vista. Mi stringe il braccio, e sorride timida per la commozione che intravedo nei suoi occhi. Il prete e' subito dietro di noi, con mio padre e i suoi fedeli occhiali spessi. Siamo in attesa, io piu' di tutti loro.
Alla fine, a un certo punto, vediamo la macchina imboccare la strada di fronte alla chiesa. Ricordo di aver notato i fiori davanti al parabrezza, e di aver pensato che la scelta del maggiolino era stata fenomenale. Ma non c'e' tempo per guardarla bene, l'auto. Il coro inizia il canto di convocazione; il prete mi dice qualcosa che non sento, e guardo mio padre, che mi sorride. Poi mi volto verso mia madre, che sta cantando. "Andiamo", le dico io, pescando le parole non so bene da dove.
La navata e' lunga il giusto, ma mi sembra interminabile. Vedo facce sorridenti attorno a me, qualcuno mi saluta con l'affetto che si riserva a chi si vuol bene. Poi arrivo alla sedia, e mi volto verso l'entrata. Vedo la macchina che arriva, benedetta dal sole che proprio in quel momento ha deciso di fare capolino. Le portiere che si aprono, gli ultimi invitati che si affrettano ad entrare per non perdersi il momento. Poi vedo lei. E' talmente bella che sembra brillare, raggiante nel suo vestito bianco che luccica alla luce del mattino. Mentre entra, noto il padre di lei che si commuove, ma non mi distraggo. Voglio lei, voglio che il mio sguardo e la mia testa si riempiano di quella che credo rimarra' per sempre l'immagine piu' bella ed emozionante che ho di lei. Quando mi e' accanto la bacio sulla guancia, e capisco che davvero ci siamo. Siamo li', siamo io e lei, e ci stiamo sposando.
Ho in mente le nostre mani che si cercano per tutta la messa, i nostri occhi che giocano un po' a nascondersi e a rincorrersi, e a dirsi che si amano. Poi le fedi, le promesse, e l'emozione che sommerge tutti i frangiflutti della mia testa, dando sfogo al mio intimo desiderio di lei. E poi eccoci li' sommersi da chicchi di riso e da coriandoli bianchi, mentre le mani che applaudono accompagnano i nostri sorrisi tra baci e abbracci a parenti e ad amici.
Poi le foto, e la strada verso il ristorante, con le nuvole sempre piu' grigie, sempre piu' basse, sempre piu' gonfie. Arriviamo per ultimi, come giusto che sia. Da lontano intravediamo il parco, tutto agghindato come una grande bomboniera. Gli ospiti sono sotto il portico, e stanno gustando l'aperitivo in attesa di noi. Gli sposi...
Come scendiamo dalla macchina comincia a piovere, e dentro di me penso ad uno scherzo. Poi pero' smette per un attimo; "ce la rischiamo?" chiedo a Silvia. "Rischiamocela" mi dice lei. Cosi' diciamo ai ragazzi del ristorante, che gia' stavano cominciando a spostare i tavoli al coperto, che vogliamo provare di stare fuori, che se poi comincia a piovere di nuovo ci sposteremo poi.
E alla fine e' un successo! Non una goccia di pioggia per tutto il giorno, niente caldo afoso che spacca le ossa, niente che non vada. L'atmosfera e' stupenda, proprio come l'avevamo immaginata. Il gruppo che suona musica swing, le pietanze squisite che escono con i tempi giusti, la fotografa che discreta riprende i momenti piu' belli di quel giorno.
Arriviamo stanchi ma felici alla fine, e dopo un'aperitivo serale con gli amici di sempre e' ora di andare a dormire. Abbiamo prenotato in un posto speciale, per la nostra prima notte da sposati. Entriamo e c'e' un letto gigante, con petali di rose a formare un grande cuore. Noi ci stendiamo ubriachi di felicita' e con il cuore leggero come una piuma, che se lo lanci in aria capace che non scende piu' giu'.
C'e' strana luce, che entra nella stanza piano piano. Filtra tra i fori della persiana e carezza leggera la stoffa della tenda. "Ti amo Marti" mi dice lei; "Ti amo..." le dico io.
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